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In seguito alla consultazione promossa dal premier Renzi sulla riforma del Terzo Settore, la Direzione nazionale delle Acli ha reso pubblico il documento che ne raccoglie le proposte fondamentali.

Secondo quanto affermato da Stefano Tassinari, vice presidente nazionale delle Acli, “ci si rende conto che se il Paese vuole ripartire deve saper tenere tutti in squadra. Questo significa rimettere in pista quelle piccole opere e infrastrutture quotidiane fatte di servizi per e con famiglie, i giovani, gli anziani che oggi mancano e ridare slancio alla partecipazione e all’imprenditorialità sociale dei cittadini, anche nella gestione stessa di quel patrimonio culturale che oggi si stenta a valorizzare per creare lavoro“.

La notizia della riforma ha generato notevoli aspettative nel microcosmo del Terzo settore, uno dei più importanti per il nostro Paese. Secondo l’Istat, infatti, il mondo delle istituzioni no profit (onlus, fondazioni, associazioni, cooperative sociali) ha un fatturato che si aggira intorno ai 200 miliardi di euro, coinvolgendo più di 355 mila unità produttive e dando lavoro ad oltre 2 milioni di persone. Nel decennio 2001-2011 il comparto è cresciuto del 27% per numero di occupati e del 24% per numero di nuove organizzazioni. Probabilmente la risposta giusta al bisogno di occupazione e di welfare espresso dal Paese.

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